Ristorazione italiana un’idea

La nostra nuova rubrica dedicata alla sala e all’accoglienza ha raccolto moltissimi commenti e sta creando un bel dibattito qui e altrove: abbiamo ricevuto moltissimi contributi, che condivideremo con voi nelle prossime settimane. Iniziamo con le idee di Guido Martinetti, che ha analizzato la situazione e propone le sue soluzioni.Ho aperto un ristorante. Ho sofferto. Con enorme entusiasmo, e insieme a un brillante cuoco, pochi anni fa ho aperto Radici, un ristorante al confine tra le Langhe e il Monferrato, nel sud del Piemonte, con due anime: quella gourmet, volta a esaltare la storia della regione e delle sue materie prime povere, e quella bistrot, a supporto del Relais Le Marne, quattordici stanze dedicate alla poesia, all’arte e allo sport, che insiste nello stesso contesto.È stata un’esperienza travolgente, faticosissima, che mi ha insegnato molto: la superficialità con cui osservavo questo genere di attività da cliente è stata ribaltata dalla comprensione dei fenomeni culturali e sociali che permeano la vita dei due manager – tali dovrebbero essere – che guidano il ristorante: maître e cuoco (detto volgarmente, e sottolineo volgarmente, chef).
Ristorazione italiana un’idea

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