‘Galusa’ in testa e cappelletti in tavola

Il cappelletto tipico dei contadini romagnoli d’un tempo: cappelletto nel senso di berretto, copricapo. Era detto ‘galosa’, parola registrata anche nei buoni dizionari d’italiano ma oggi uscita di scena. L’abbiamo ritrovato in una felice raffigurazione, uno schizzo di studio tratteggiato da un valente artista cesenate, lo scultore Tullo Golfarelli (Cesena 1852 - Bologna 1925). La ‘galosa’ era una berretta economica: realizzata, spesso dalle donne di casa, con bavella (seta di minor pregio) e lanetta. Con cocuzzolo appuntito e orlo rimboccato di quattro dita per proteggere fronte e orecchie dal gelido vento di bora, capace di stecchirti come un baccalà. Ottimo e caldo copricapo invernale. Linea d’abbigliamento semplice ed essenziale: tanto che oggi ritroviamo la medesima foggia nei moderni berretti (in ‘pile’ o materiali idrorepellenti) prediletti da alpinisti, sciatori e escursionisti.
‘Galusa’ in testa e cappelletti in tavola

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