Tra AI e rivoluzioni culturali Agostino Ghiglia | Più educazione digitale o saremo schiavi delle macchine

È come se la lancetta delle ore, o addirittura dei minuti, marciasse più rapidamente. Dieci anni e anche meno ci vorranno perché un occupato su quattro possa essere sostituito dall’intelligenza artificiale, in una società sempre più simile a una costellazione di tribù. Dove ciascuno, in base ai dati che profonde nei device, troverà solo ciò che lo riflette. Come nell’allucinante scena degli specchi immaginata da Orson Welles per “La signora di Shanghai”.È preoccupato Agostino Ghiglia, componente del Garante per la protezione dei dati personali, autore di un dizionario e di un abbecedario sull’educazione civica digitale, mentre un nuovo protagonista, DeepSeek, fa dalla Cina improvvisa ma non inaspettata irruzione sulla scena dell’intelligenza artificiale generativa. Il Garante della privacy è intervenuto con una richiesta di informazioni a DeepSeek, quindi giovedì 30 gennaio l’ha bloccata con effetto immediato, ritenendo “del tutto insufficiente” la sua risposta.
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