Alla riscoperta di volti amici e cibi Il turismo delle radici spicca il volo | Per la Toscana una grande risorsa

L’antidoto a Roccaraso si chiama turismo delle radici. Ed ha perfettamente senso, anche in quella Firenze che oggi battaglia con sé stessa tra tradizione e contaminazione da turismo mordi e fuggi: il ‘rootista’ viene da lontano, pur avendo da sempre l’Italia nel cuore. Il profilo? Tra i 40 e i 60 anni, vive negli States, o in Sud America, Australia. Persino in Europa. Guai a chiedergli di rinunciare al filo rosso che lo lega al Belpaese. Perché discendente di emigrati italiani, quindi giocoforza ha bisogno non di una vacanza all’ombra del Cupolone, ma di vivere un percorso carico di emozioni per (ri)scoprire i borghi, le case, le strade battute, i ristoranti dei suoi antenati. Del turista delle radici se n’è occupato l’istituto Swg per Confcommercio e l’indagine è stata al centro del convegno ieri in Palazzo Strozzi Sacrati, organizzato dall’associazione di categoria con Italea Toscana, la declinazione regionale di Italea, il programma lanciato dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale nel progetto Pnrr e finanziato da NextGenerationEU.
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