Da prigioniero a esule il diario dimenticato

AGI - L'inchiostro della macchina da scrivere riempie i fogli rimasti oltre 20 anni nel cassetto di una scrivania e restituisce l'asciutta cronaca di un anno senza libertà: la 'caccia' all'italiano, l'orrore delle Foibe, i polsi lacerati dal filo di ferro, le "torture" per mano degli "sgherri" dell'Ozna, l'arresto sull'auto nera (la "bara dei vivi"), le "bucce di patate" a pranzo e a cena, le ore di marcia con i tronchi sulle spalle nel campo di concentramento fino al 'miracolo' della scarcerazione e all'esodo forzato dall'Istria. A scoprire il "diario di prigionia" scritto da Ermanno Mattioli, maestro esule, è stato il nipote, Massimiliano Panizzut, oggi deputato della Lega. Il nonno materno, nato a Pola, dove insegnava italiano alle elementari, fu catturato nel 1945 dai partigiani di Tito quando l'Istria venne abbandonata dai presidi militari italiani.
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