Popolarismo tra centri e correnti L’opinione di Chiapello

A forza di parlare di “centro” senza aggettivi, ossia senza ancoraggio a un pensiero, a una identità, si è scatenata la corsa ai centri dei soliti noti, in particolare, in un tempo di profondo distacco e mancanza di rappresentanza proprio dei cattolici, per spacciarsi “cattolici” addirittura, a schema politico invariato, cioè polarizzato e distonico rispetto a sane dinamiche democratiche e alle famiglie politiche europee, parlando di un protagonismo perso da almeno un quarto di secolo, declino guidato da questi stessi interpreti di plurideclinate politiche di centro, in una sorta di corto circuito a cui si collega la speranza della smemoratezza di militanti delusi e degli elettori.La questione Ruffini, presentato come una sorta di sconosciuto salvatore della corrente del Pd facente capo a Delrio è stata liquidata in una sua intervista dal compagno di partito Franceschini: più che le incongruenze del discorso del primo, che dovrebbe ripassare il significato e l’applicazione pratica della da lui citata “maggioranza Ursula”, sono interessanti le considerazioni del secondo, sempre esponente del massimo pragmatismo come ai tempi del sostegno alla liquidazione del Partito Popolare Italiano la cui esistenza comportava un bagaglio valoriale preciso.
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