La favola del debito gratis che uccide il futuro Il dibattito alla Luiss con Veronica De Romanis

Un buon pasto non è mai gratis. O quasi. Qualcuno, a monte o a valle della tavola, paga sempre. L’Italia del dopo-Covid, ma anche prima, ha conosciuto una lunga stagione di bonus, sussidi, sgravi, aiuti di ogni sorta. Soldi pubblici infilati nelle tasche dei cittadini, nelle casse delle imprese, oltre che nelle buste paga della Pubblica amministrazione. Tutto è cominciato con i famosi 80 euro del governo Renzi, poi è stata una discesa in un maeltrom, fino al mostro del Superbonus che ha distrutto i conti pubblici, passando per la parentesi, nemmeno troppo breve, del reddito di cittadinanza.Domanda: tutto questo è servito? E, se sì, in che misura ha impattato sul Pil? E non è che era alla fine elargire aiuti, lavorare di sgravi, distribuire mance, riscrivere parte della riscossione fiscale, ha fatto il bene dell’economia e il male delle finanze pubbliche, stressate da un debito di ormai 3 mila miliardi? Domande più che lecite se si pensa che tali interventi sono stati finanziati a deficit, nell’illusione che il debito pubblico non fosse anche il debito degli italiani.
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