La vecchiaia? Ci vuole Severgnini per prenderla con filosofia

Cicerone scrisse De Senectute, quando aveva 62 anni. Non sapeva quanta vita avesse ancora davanti a sé (sarebbe stato ucciso un anno dopo) ma sentenziò: "C’è qualcosa di più assurdo che caricarsi di provviste quando resta meno strada da fare?". Beppe Severgnini prende in prestito proprio la frase di Cicerone per ragionare non tanto (e non solo) sul tempo andato, ma sulla stagione più matura – quella che fin troppo convenzionalmente si definisce terza età (dai 65 ai 74 anni) – che diventa l’occasione per riflettere e ragionare sulle coordinate della propria vita. E anche di chi ci sta accanto. Da qui il titolo del suo ultimo libro: Socrate, Agata e il futuro (edito da Rizzoli; oggi la presentazione alle 21 al Bper Forum di Modena). Socrate è un busto, diventato soprammobile ora, ma anche una madeleine nel senso più diretto ed evocativo della definizione proustiana.
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