Perché non Witold Gombrowicz?

Perché non Witold Gombrowicz? Feltrinelli fa 70, e in occasione dei festeggiamenti ripubblica alcuni suoi grandi classici, dividendo in due tempi la calata degli assi. Una adesso, una a maggio. E’ in quella tardo primaverile che ci si augura di trovare il gigante Witold Gombrowicz, lo scrittore più corrosivo, imprevedibile e sfuggente del Novecento. Che era tanti Gombrowicz allo stesso tempo: surrealista naturale e filosofo rocambolesco, enigmatico indagatore e sfacciato parodiatore dei problemi della Forma, drammaturgo equestre che non andava a teatro eppure sfornava drammaturgie spericolate e killer di ogni verbalismo e di ogni inautenticità intellettuale, nemico delle Smorfie e Baccante della contraddizione. Ci si augura di trovarlo magari con “Bacacay”, oppure – sognare non costa niente – con il bellissimo e da troppi, troppi anni fuoricatalogato, “Una giovinezza in Polonia”, esaltante romanzo di formazione che sarebbe urgente riproporre.
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