Grazie per l’indirizzo che credevamo perduto

Laura carissima, come potevo non scriverti una delle lettere di questa piccola rubrica che si ispira proprio ai carteggi di Calvino, dopo aver letto il tuo “Tutti gli indirizzi perduti” al centro del quale c’è un “Ufficio postale alla deriva”? Era un passaggio obbligato, un po’ come il viaggio della tua giovane Risa sull’isola di Awashima, dove c’è lo strambo ufficio postale al quale, da ogni angolo del mondo, vengono spedite lettere per destinatari altrimenti irraggiungibili. Oggetti, persone morte o incrociate per caso e poi svanite, giocattoli. Risa giunge con il proposito di catalogarle e di trovare la risposta a una domanda. Alcuni di noi la dimenticano durante il viaggio; ad altri non basta un’esistenza intera per scoprirla. Ma Risa, piccola e sottile, è soprattutto tenace. Che grande opportunità è, per noi lettori, questa tua appartenenza a due mondi: l’Italia dove sei nata e il Giappone dove hai scelto di vivere.
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