Studiamo Porzûs per rinunciare finalmente all’uso politico della storia

Mentre fatalmente si avvicina il 25 aprile, ottantesimo anniversario della Liberazione, e quindi della fine della seconda guerra mondiale, almeno per quanto riguarda l’Italia (il Giappone capitolò solo il 2 settembre 1945), viene la tentazione di metterci una pietra sopra. Celebriamo l’evento, con la dovuta solennità. Consapevoli che la guerra è stata vinta dagli Alleati, ricordiamo che quella data segna l’inizio di una nuova storia, impregnata di libertà. Ricordiamo anche il contributo, militarmente non fondamentale ma eticamente significativo, dato dai partigiani e dei reparti del cosiddetto “Regno del Sud”, e anche la lotta occulta, degli internati militari ignorati per decenni. Se siamo culturalmente onesti volgiamo un pensiero ai combattenti della parte sbagliata, convinti anche loro di battersi per la Patria.
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