Pupi Avati e il troppo nepotismo nel cinema italiano | Troppi figli di e zie di

Pupi Avati dice che nel cinema italiano c’è troppo nepotismo. E che il regista italiano «è diventato genere di se stesso. I nostri autori non si adeguano, non si abbassano, Sorrentino, che io ammiro, gira i film “alla Sorrentino”, Amelio fa lo stesso. Il genere non si fa più, trovo, poi, che il grande cinema italiano venga oggi tutto dal Sud perché lì c’è ancora l’Italia. Dal Centro al Nord sento, invece, la prevalenza di una nebulosa, una de-personalizzazione, al Sud c’è ancora mistero, convivenza del passato col presente e anche con il futuro», dice oggi a La Stampa.La mancanza di identità del cinema italianoIl suo ultimo film è L’Orto americano. E secondo l’86enne fa parte del «cinema italiano esportabile». Ma dice che al Sud c’è ancora mistero: «Ho girato a Napoli un documentario su Benedetto Croce, ho incontrato un signore che, sotto Palazzo Filomarino, insieme ai venditori dei telefonini, vendeva lauree, in matematica e in filosofia.
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