Patricelli | quando una scacchiera decideva la guerra fredda

Li separavano cinque anni, una cortina di ferro e due realtà sociali diverse e inconciliabili. Unirono tutti sfidandosi nel gioco inventato in India nel VI secolo da Sissa e conquistando il mondo diviso. I loro nomi erano diventati inseparabili: il sovietico Boris Spasskij e l'americano Bobby Fischer. Spasskij ha raggiunto ieri l'epico rivale, spegnendosi a 88 anni, diciotto dopo la scomparsa dell'altro, che nel 1972 gli aveva sottratto la corona di campione del mondo nel freddo di Reykjavik, gelando la nomenklatura sovietica che riteneva gli scacchi un inviolabile fortino ideologico e di intelligenza. Quelle partite vennero seguite come se dal loro esito dipendesse il confronto tra Stati Uniti e U, contrapposti su tutto e ovunque, in confronti indiretti che andavano dalla dottrina militare allo sport in tutte le sue declinazioni, in cui il medagliere olimpico diventava questione di Stato e di orgoglio nazionale e politico.
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