La fame è un crimine di guerra tranne quando la subiscono gli ostaggi israeliani

quando dichiarava che avrebbe tagliato ogni linea di rifornimento a Gaza, Yoav Gallant, al tempo ministro della Difesa di Israele, probabilmente non immaginava che quella frase sarebbe stata usata per impiccare lui e il suo Paese sulla forca dell’esecrazione e della giustizia internazionale. Dal ricorso sudafricano alla Corte Internazionale di Giustizia (dicembre 2023), e nonostante non vi sia stato un solo morto per fame a Gaza, quelle parole di Gallant sarebbero state citate senza sosta a riprova dell’intento genocidiario israeliano.Una inconfessata motivazione spiega, insieme, quell’accanimento e il misto di stupore e rassegnazione con cui Israele vi ha assistito per tutti questi mesi. Il chiasso suscitato da quella frase di Gallant e, poi, dal presunto uso della fame in cui Israele si sarebbe esercitato durate la guerra di Gaza, non veniva dall’indignazione per la sofferenza che il blocco degli aiuti e delle forniture avrebbe potuto provocare alla popolazione civile: veniva dall’idea, direi dal sentimento, che Israele non avesse in realtà nessun diritto di reagire in nessun modo per la neutralizzazione dei nazisti di Gaza.
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