L’eleganza sbigottita delle sfilate di Milano

La buona notizia? Il nero sfina. La meno buona? Sulle passerelle milanesi per l’autunno-inverno 2025-2026 sembrava di assistere, in generale, a una mesta processione per un compendio della moda occidentale. Fuori, la solita umidità lombarda che pialla i capelli e intristisce l’anima; dentro, una successione di défilé che sembrano messi insieme da un direttore di scena con forte inclinazione per il melodramma ottocentesco. Nero, tanto nero, di quello vedovile, serio, guerresco. Tra l’ostentazione e la disperazione abbiamo ammirato ricami sontuosi, silhouette severissime con gonne longuette stile immediato dopoguerra, pellicce tanto ipertrofiche da sembrare sotto steroidi – sintetiche o shearling trattato come fosse visone, volpe, mongolia (così almeno ci è stato raccontato, chissà? A noi sembravano vere) proterve e sfrontate, da regina decaduta – oscillanti sulle passerelle come le vestigia di un’aristocrazia ormai messa all’angolo.
L’eleganza sbigottita delle sfilate di Milano

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