L’Oscar di Weinstein la fine del MeToo e l’immortalità di Tea Guerrazzi

Quelli che fanno i meme metterebbero la didascalia «Quando lo ordini/Quando ti arriva a casa», e «Quando lo ordini», cioè come pensavi andasse, è il trionfo femminista della vegliarda in gran forma Demi Moore, e «Quando ti arriva a casa», cioè com’è andata davvero, è: gli Oscar del 2025 li ha vinti Harvey Weinstein – non li aveva vinti così tanto neanche nel 1999, l’anno in cui “Shakespeare in love” scippò “Salvate il soldato Ryan”.Io che detesto i meme dico che quella di domenica sera è una storia di rivalsa femminista sui cancelletti che feticizzavano la fragilità e che per un attimo è parso fossero il futuro, e invece erano un presente friabile com’è il presente di questo secolo, un presente deperibile, che un po’ alla volta ci arrendiamo a buttare nell’umido, e uno di questi giorni dimenticheremo le Elisabeth Sparkle e ricorderemo le Tea Guerrazzi.
L’Oscar di Weinstein la fine del MeToo e l’immortalità di Tea Guerrazzi

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