Un figlio d’arte e la testata risorgimentale Destini di storia all’alba dell’Unità d’Italia

Sette mesi di differenza. Poco più di mezzo anno, altrimenti sarebbe stato “parto gemellare”. Ad ogni modo, per sei decenni le due esistenze si incrociarono per la gioia del vasto pubblico del melodramma italiano trionfante nel mondo e dei lettori di un giornale che dell’Italia una e libera fece la sua bandiera, la sua ragion d’essere. Un rapporto fecondo tra un compositore lucchese di genio e il giornale dei fiorentini e dei toscani per antonomasia. Giacomo Puccini, operista fra i più rappresentati in tutte le parti del globo, di cui quest’anno ricorre il centenario della morte – ricorrenza di portata internazionale – vide la luce nell’arborato cerchio delle mura di Lucca il 22 dicembre 1858. Città devota all’inventore delle campane San Paolino, prima principato poi ducato incorporato al Granducato di Toscana nel 1847, data che aveva messo fine alla secolare libertà e indipendenza dello Stato lucchese.
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