Convito delle stagioni

La poesia di Antonio Prete non presenta picchi intellettualistici né tantomeno alcuna venatura ideologica, ma è marcata da una profonda e compassionevole osservazione della natura e del mondo animale che la popola. Con una vena lirica garbata e quasi dimessa, il poeta di Copertino riflette leopardianamente sul senso della vita e del tempo che passa, appoggiandosi sugli autori da sempre amati e tradotti, ai quali alcune prose e componimenti all’interno di questo "Convito delle stagioni" sono dedicati. Bonnefoy, Jabès, Mario Luzi e il poeta spagnolo Valente entrano allora a far parte di questa costellazione e influiscono di conseguenza sul poetare di Prete, il quale assomiglia a un cammino erratico alla scoperta di quelle presenze spesso non intelligibili che popolano il mondo. Le parole infatti non sono mai ferme, ma alla ricerca di corrispondenze complesse, e ci mettono in relazione con il nostro “io” più profondo fino a provocare un sentimento di nostalgia, di spaesamento di fronte all’esistenza stessa.
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