Nessuno parla della vulnerabilità climatica del lago di Como

Sono le 18.30 del 7 luglio del 2011. A Brienno, piccolo paesino del lago di Como, dopo due giorni di alluvione, frana una parte di montagna. Le rocce corrono a centinaia di chilometri orari verso il paese. Una casa vicino al fiume viene tranciata a metà, un’altra poco sotto fa la stessa fine. Per miracolo in quel momento tutti sono fuori. I sassi si riversano sulla strada, anche quella deserta, bloccando per ventiquattro ore la circolazione dell’unica strada che attraversa la parte nord della Provincia. I pendolari che tornano dal lavoro vengono trasportati su dei gommoni per questioni di sicurezza. Le macchine rimangono vuote sulla strada per metà settimana. «Da quel giorno, ogni volta che piove, il nostro pensiero va a quel momento – racconta Patrizia Nava, sindaca del paese all’epoca dei fatti –, sperando di non rivivere mai più il 7 luglio».
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