Cari ristoratori basta fregare i clienti servendo verdure di stagione che di stagione non sono

Febbraio a Sanremo fa freddo, l’umidità rovina anche i capelli più laccati. Il mare è irrequieto, il Festival della canzone italiana accende i cuori di milioni di italiani puntata dopo puntata, le strade poco distanti dal lungomare accolgono fiumi di turisti della musica che sperano di incontrare il loro cantante preferito sotto il loro albergo blasonato, le mani di giorno in giorno sono sempre più unte nella lunga ricerca della focaccia più buona, più tipica come la sardenaira rossa con olive taggiasche e alici, che buona che è, più impegnativa socialmente come quella alle cipolle bianche. C’è chi passeggia e chi cammina come maratoneti kenyioti.Un problema con le stagioniA Sanremo a febbraio i ristoranti apparecchiano e sparecchiano con frenesia serata dopo serata, sia quelli che affollano le vie intorno all’Ariston sia quelli arrampicati sulle salite del centro storico, ti siedi stanco dopo lunghe e bellissime giornate di lavoro o di villeggiatura musicale, scorri il menu, ci pensi su, e poi chiedi al cameriere qualche informazione, vista la gentilezza e la professionalità ne approfitti e poni qualche quesito ulteriore su un antipasto che ti stuzzica.
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