Il Newspeak orwelliano sta più nei deliri woke che nelle liste di Trump

Da anni vedo girare la scritta “Make Orwell fiction again”, spesso stampata su un cappellino rosso. E’ uno slogan divertente, un meme adatto all’epoca del “distopismo reale” in cui viviamo increduli. Ma è anche uno slogan ingannevole. Tutti avrete visto la lista, pubblicata in questi giorni dal New York Times, delle parole che il governo Trump chiede di bandire dalle comunicazioni della pubblica amministrazione. E’ una lista ridicola, censoria e inquietante, mossa da un’evidente volontà di redde rationem ideologico. Di più: è la prevedibilissima brace dell’antiwoke dopo la padella woke, contro cui i meno obnubilati vi avevano messo in guardia da anni. Ma non è affatto, come pure dicono molti commentatori in giro per il mondo, una forma di Newspeak, la neolingua di “1984” di George Orwell. Ricorda semmai la lotta fascista ai forestierismi (e non è certo una reminiscenza più rassicurante).
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