Il Pd brama il bagno di folla populista per far dimenticare la débâcle di Strasburgo

Se Elly Schlein considerava quello di Strasburgo sul ReArmEu un voto di fiducia, beh, la fiducia non l’ha avuta. Undici astenuti contro dieci Sì, è vero – e già non sarebbe una gran vittoria – ma bisogna considerare che tra gli undici ci sono tre “stranieri”, cioè gli indipendenti Cecilia Strada e Marco Tarquinio che avrebbero votato No ma che si sono astenuti, altrimenti – come ha candidamente spiegato Tarquinio – Elly sarebbe andata sotto, più Lucia Annunziata inizialmente computata tra i Sì ma che si era sbagliata a votare e poi ha chiesto di essere conteggiata tra gli astenuti. Un errore provvidenziale che ha salvato la segretaria da una disfatta, ma che non cancella il dato che, al netto degli indipendenti, Schlein abbia perso otto a dieci. Avendo lei drammatizzato il voto fino al punto di minacciare le dimissioni, che cosa farà adesso? Per prima cosa ieri ha vergato una dichiarazione nella quale ha insistito nel dire che il piano dei Ventisette non va bene, malgrado le modifiche alla risoluzione parlamentare cui aveva lavorato Nicola Zingaretti nel vano tentativo di ammorbidire la segretaria.
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