Il pacifismo è sempre e solo il corollario di un teorema totalitario
In vista della mobilitazione euro-pacifista di oggi, in cui la sinistra italiana celebrerà festosamente il divorzio da quella europea e il matrimonio mistico con lo Spirito del tempo, che soffia forte da Washington e da Mosca, vale la pena di ricordare che il pacifismo è sempre stato (e per sua natura non può che essere) il corollario di un teorema totalitario. Lo è stato nell’Europa che pensava di salvare la pace a Monaco nel 1938 o che non voleva morire per Danzica nel 1939; ha continuato a esserlo dagli anni cinquanta fino al crollo del Muro tra i partiti di osservanza comunista che stigmatizzavano il bellicismo della Nato (ma non quello del Patto di Varsavia) e per scongiurare l’apocalisse atomica volevano fermare la corsa agli armamenti contro l’impero sovietico. Lo è, a maggior ragione, oggi nell’Occidente pacifista, che non è disponibile a compromettere il business as usual con la perigliosa difesa delle ambizioni europee dell’Ucraina, preferendo la tranquillità di un duplice e disarmato vassallaggio ai contraenti russo-americani di una nuova Yalta cleptocratico-mafiosa.
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