La libertà di parola e il tribalismo di Trump

Firenze, 16 marzo 2025 – Le parole sono importanti, lo diceva già il principe Nanni Moretti. Lo sa bene anche uno come Donald Trump che ha usato Twitter, oggi noto come X, in chiave performativa, per far accadere cose con le parole. La nuova amministrazione Trump ha stilato un elenco di parole proibite, che non devono comparire nei documenti delle agenzie federali statunitensi. L’elenco è lungo e incompleto, i giornali americani se ne stanno occupando da giorni. Si va da “cultural differences” a “feminism”, da “gender ideology” a “hate speech”, da “immigrants” a “inclusion”, a oppression” e “polarization”. Sono tutte parole che, se comparissero in un documento ufficiale, verrebbero segnate in rosso e poi cancellate o modificate. Il che è sufficientemente assurdo per i cantori del free speech, come ha notato anche il New York Times.
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