Quell’amicaccio nel nostro Dna Ecco la lezione imparata dal fiume

"Se fosse una persona? L’Arno sarebbe un amicaccio. Uno di quelli con cui divertirsi e fare fesserie. Non riuscirei mai a vederlo come un patrigno cattivo". Luciano Artusi, 93 anni, divulgatore e storico il fiume, come tutti i fiorentini, lo ha dentro. Ed è lì, nel profondo che, nelle ultime 48 ore, sapeva che Quell’amicaccio avrebbe fatto il bravo. Alzando sì la sua testa spaventosa agli Uffizi, ruggendo sotto Ponte Vecchio a quattro metri e mezzo d’altezza. Ma tornando, dopo i bagordi, al suo posto. Artusi, ha avuto paura? "No, ma immagino che la città ieri abbia un po’ avuto i volti dei caproni che sono sul ponte Santa Trinita". In che senso? "I due capricorni scolpiti sulle arcate del ponte hanno due espressioni: quello a monte è accigliato perchè guarda la piena dell’Arno arrivare, quello a valle che guarda verso le Cascine è rilassato perché la piena è passata".
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