La personalizzazione estrema promette libertà espressiva ma ha un caro codice estetico da seguire

Tutto nasce come un omaggio non troppo velato alla leggendaria it-bag di Hermés e alla sua musa ispiratrice, Jane Birkin, che non si è mai curata troppo di preservarne l’aura di sacralità. Al contrario, amava caricarla di charms trovati chissà dove e piccoli souvenir raccolti nei suoi viaggi, trasformando quella borsa, simbolo del lusso più elitario, in un oggetto vissuto e personale, un diario di pelle e metallo volto a raccogliere memorie e «rumori felici». Ed è questa estetica intima e disordinata che la Gen Z ha recuperato e amplificato fino all’eccesso, estendendola ben oltre il guardaroba, verso ogni oggetto del quotidiano. La Birkinification della propria borsa è stata solo l’inizio di quella che WGSN, piattaforma di trend forecasting, ha ribattezzato “Chaotic Customization”: un movimento che invita alla personalizzazione di capi e accessori senza troppi riguardi verso una coerenza visiva o formale.
La personalizzazione estrema promette libertà espressiva ma ha un caro codice estetico da seguire

Linkiesta.it - La personalizzazione estrema promette libertà espressiva, ma ha un (caro) codice estetico da seguire

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