L’ignavia dell’Italia gialloverde scivolata tra Putin e Trump

Giorgia Meloni in Senato rivendica con la consueta prosopopea di non avere cambiato minimamente la sua posizione di pieno sostegno all’Ucraina, ma tutto il suo intervento in vista del Consiglio europeo di domani è stato una sfilza di distinguo e critiche più e meno esplicite alle posizioni dell’Ue e al suo piano di riarmo, nemmeno nominato nella risoluzione di maggioranza, cui fa da contrappunto la totale adesione a ogni singola mossa di Donald Trump, il cui sostegno alla causa ucraina è sotto gli occhi di tutti. Tanto più dopo l’esito della sua lunga telefonata con Vladimir Putin, che il buon senso, se non il buon gusto, proibisce di definire «deludente», viste le premesse.Alla proposta di cessate il fuoco già accettata da Volodymyr Zelensky, infatti, Mosca risponde con la semplice sospensione dei bombardamenti alle infrastrutture energetiche (peraltro, stando a quanto denunciato dagli ucraini, già violata) e rilanciando su una tregua relativa alla guerra marittima sul Mar Nero, dove sta perdendo, oltre alla consueta lista di richieste provocatorie, prima tra tutte quella di disarmare il paese aggredito, anziché l’aggressore.
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