Manuale per giornalisti sulla gestione di fatwe e shitstorm

Dire che internet sia ingannevole è dire l’ovvio. Ci ha illuso, quando ha fatto irruzione nelle nostre vite, di essere un luogo da colonizzare, un far west lì a nostra disposizione, ma invece che di ampie e libere praterie, volendo anche fiumi da setacciare per cercare l’oro, si è dimostrato pieno zeppo solo di bande di briganti pronti a rapinare le diligenze, incidentalmente con noi a bordo. Che poi forse no, noi non siamo solo i viaggiatori a bordo di una diligenza troppo indifesa, noi siamo un po’ troppo spesso la cassa piena di pepite d’oro che quella diligenza trasporta, con buona pace per l’illusione di libertà che continuiamo a sentirci addosso come succede col sale d’estate, quando dopo aver fatto il bagno il sole del tramonto ce lo asciuga addosso alla pelle. Figuriamoci quindi se non ci è capitato, uso la prima persona plurale per sentirmi meno solo e per giocare anche sfacciatamente la carta della complicità, pur senza il vostro consenso, figuriamoci se non ci è capitato, anzi, se non ci capita almeno ogni tot di minuti di fare qualche ricerca su Google che potrebbe diventare fonte di imbarazzo, se solo qualcuno si premurasse di controllare che ricerche andiamo facendo.
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