Depeche Mode i 35 anni di Violator sono un buon momento per riflettere
Il 35ennale di Violator è l’occasione perfetta per allargare lo sguardo sulla produzione anni ’80 e ’90 dei Depeche Mode. Un percorso ricco di evoluzioni, passaggi fondamentali, e contraddizioni apparenti. Per esempio: il disco che amo di più è Music for the Masses, ma quello che considero il loro vero capolavoro è Songs of Faith and Devotion. Due dischi diversi, due epoche diverse, due modi opposti di stare nella musica. E no, non è una contraddizione. Nei cosnueti nove punti di questo blog, ti spiego perché.Cominciamo!1. Violator, il disco che mette d’accordo (quasi) tuttiCon Violator, i Depeche Mode raggiungono un equilibrio raro tra ambizione artistica e successo globale. Un suono più scuro, levigato, magnetico, che fonde l’elettronica con una sensualità inaspettata. Nove brani, nessun riempitivo: da World in My Eyes a Clean, passando per singoli epocali come Personal Jesus ed Enjoy the Silence, ogni traccia non solo definisce un’estetica precisa, ma segna anche un passaggio fondamentale nel percorso della band.
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