Il capitano Ajello Storia di un reduce di guerra avvocato in tempo di pace Le vessazioni del capo ufficio

Al riparo dalla spruzzaglia sotto- mantice della carrozzella, l’avvo- cato Tabby, giovanottino elegante, dal colorito bilioso, non poteva tenersi dal gesticolare ogni tanto a atti furiosi, un po’ buffi. Fremeva e non tanto d’esasperazione per la pioggia e per la lentezza della corsa, quanto perchè stava esaltandosi apposta fra pensieri lontani e immagini eroiche di sé stesso. Se le richiamava alla mente per non accogliervi l’angustia dei rimproveri che s’aspettava dal notaio Moscato: il quale gli aveva accordato il permesso: basteranno due ore? E aveva voluto da lui una promessa esplicita, per acquistare poi diritto di rinfacciargli nel caso la mancanza di puntualità. Le due ore al Tabby erano parse più che sufficienti; si trattava di tornare alla stazione fra un treno e l’altro e un amico per forza aveva dovuto dire: quasi un fratello che tornava dalla prigionia di guerra in cattive condizioni di salute.
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