Celano Prodi e inventano il caos-governo
Per il secondo giorno consecutivo, ieri mattina, i cosiddetti giornali “maggiori” – quelli della mitica “informazione di qualità” – hanno allegramente censurato la rozza impresa del loro idolo Romano Prodi. No, i lettori non devono proprio sapere che il papà dell'Ulivo è un tipino che strattona le signore e tira i capelli alle giornaliste. E allora, ancora una volta, non è stata pubblicata nemmeno una riga su Stampa e Repubblica (esattamente come il giorno precedente: zero più zero fa sempre zero), mentre il boxino a pagina 15 del Corriere dell'altro ieri è diventato ieri un articolo a pagina 13 di fredda cronaca. Il minimo sindacale, insomma. Ma – per perfezionare l'operazione propagandistica – serviva anche un diversivo, un'arma di distrazione, qualcosa che aiutasse le valorose redazioni antifasciste/antitrumpiste/antimuskiste a deviare altrove l'attenzione dei lettori.
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