Le avventure dei primi vegetariani d’Italia nel libro di Alberto Capatti

Il 19 settembre del 1907, in via Dante 18 a Milano, un’ottantina di persone si ritrovano a inaugurare un nuovo ristorante. Lo chef è Pietro Monteverdi e il menu è così composto: antipasto alla russa (pomodori quasi crudi con ripieno di maionese), zuppa Dubarry, sformato di spinaci, soufflé di funghi con cardi alla parmigiana, costolette di legumi alla diplomatica con insalata. A concludere ci sono poi pasticcini di pesche con crema Chantilly, frutta mista, champagne senza alcool e un vino d’uva non fermentato d’importazione dal Vallese. Oltre a una chiara ispirazione francese, il filo conduttore è uno, e uno soltanto, e prevede l’assenza di carne, il rifiuto dell’alcol a bagnare le portate e la mancanza del sale nelle preparazioni. L’occasione di questo gran banchetto in via Dante è, infatti, il festeggiamento della rinascita della Società vegetariana d’Italia, dopo i primi tentativi associativi falliti negli anni precedenti.
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