Il coraggio di sfidare la buoncostume del pensiero unico

In “Totò, Peppino e la malafemmina” c'è una frase di Totò divenuta leggendaria, che esprime bene – altro che semplice battuta – il modo di pensare di troppi: «C'è chi può e chi non può. Io può». Ecco: se stai dalla parte che si autoproclama “buona e giusta”, puoi (anzi: “può”) tutto. Anche tirare i capelli alla prima giornalista sgradita che ti capita a tiro (Prodi docet). Se invece stai dalla parte “sbagliata” della lavagna, nella casella dei “cattivi”, allora sei per forza un reietto, quello che a Roma (senza alcun riguardo per le virtù delle madri) viene definito un “fijo de ‘na mignotta”, mentre nei casi più gravi si passa addirittura al “gran fijo de ‘na mignotta”. L'ultimo esempio di clamoroso doppio standard si è registrato tra giovedì sera e venerdì mattina. L'altra sera, a Dritto e rovescio, su Rete 4, Paolo Del Debbio si è tolto la soddisfazione di rispondere per le rime a chi, in modo sprezzante, aveva parlato di “retequattrismo”.
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