Meloni vuole limitarsi a gestire il potere perché non ha un progetto per l’Italia

Quando nel marzo del 1959 nel Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana i cosiddetti dorotei elessero Aldo Moro segretario del partito immaginavano una leadership debole che non avrebbe portato grandi novità nella vita del Paese. Pensavano, i sonnacchiosi moderatissimi democristiani, che Moro fosse come loro, grandi facitori di un innocuo tran tran che mai avrebbe prodotto svolte o scossoni. Si sbagliavano, com’è noto.Quasi settant’anni dopo quel fiumiciattolo sotterraneo del doroteismo, cioè il primato della mera gestione del potere, pare riaffiorare tra le pieghe degli eredi del post-fascismo, che però per indole dovrebbero essere bellicosi e animati da spiriti ribelli. Macché. Dopo qualche iniziale fumogeno – a partire da tutta la sarabanda dell’egemonia culturale – la fantasia di Fratelli d’Italia è andata spegnendosi, e la sua leader sembra rintanarsi nel cantuccio della gestione giorno per giorno senza respiro e senza sogni.
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