Quella strana parabola del Vaffa
Chi nella propria vita non ha pronunciato, almeno una volta, un sonoro, pieno e liberatorio “Vaffa”? La parola è sicuramente di origine volgare, sia perché un tempo faceva parte del linguaggio del volgo mentre le élite marcavano la loro differenza sociale anche per l'uso in pubblico di un linguaggio aulico e forbito, sia perché allude ad un atto sessuale ritenuto impuro o immondo. Oggi però di quell'origine si è persa ogni traccia: il linguaggio si è democratizzato e la parola viene pronunciata con molta frequenza senza che che nessuno pensi minimamente all'etimo. In verità, anche la sua valenza di insulto è andata gradualmente scemando, tanto che la Cassazione ha riconosciuto con una sentenza del 2007 che essa non è assimilabile all'ingiuria. In quello stesso anno, d'altronde, l'8 settembre, un popolare comico genovese, Beppe Grillo, promosse un V-Day, una giornata di manifestazioni in varie piazze d'Italia con l'intento di raccogliere le firme perla presentazione di una legge di iniziativa popolare volta a impedire l'eleggibilità dei politici che avevano avuto problemi con la giustizia.
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