Sons recensione | un ottimo prison movie antiretorico sull’elaborazione del lutto

Möller crea un thriller claustrofobico e intimista, per una lunga riflessione sulle modalità di sublimazione del trauma. Al cinema. L'approccio al cinema del danese Gustav Möller è intimista e fatto di grandi contrasti. La sua idea del mondo è probabilmente la stessa dell'umanità protagonista dei suoi film: spezzata da dei drammi che cerca di trattare con la distanza e un raziocinio che una divisa può rappresentare, mentre inconsapevolmente sono alla ricerca di qualcosa che gli restituisca un'integrità. Nella prima pellicola del regista questo aspetto era inteso in un senso sociale e comunitario, il gioco era quindi intorno alla capacità di comprendere ed empatizzare con l'altro. In Sons, invece, presentato in concorso alla Berlinale 74, il focus è interamente dedicato .
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