Il caso Le Pen e la nuova tappa della campagna anti-europeista
La condanna di Marine Le Pen a quattro anni, con incandidabilità per i prossimi cinque, emessa ieri da un tribunale francese, non poteva non alimentare le accuse di volerla eliminare dalla corsa per le presidenziali del 2027. Sono tempi duri per i garantisti, ma è evidente che ci muoviamo su un terreno molto scivoloso – l’utilizzo di fondi destinati agli assistenti del gruppo per pagare invece il personale del partito in Francia – in cui non si può escludere il rischio di una interpretazione particolarmente restrittiva, da parte dei giudici, di un comportamento in linea con un malcostume diffuso.Intanto, in attesa di vedere come andrà l’appello, Le Pen è già passata al contrattacco, presentandosi come vittima di una sentenza politica. Ma certo non aiuta la credibilità della campagna il fatto che tra i primi a schierarsi pubblicamente al suo fianco ci sia il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, secondo il quale «sempre più capitali europee stanno imboccando la strada della violazione delle norme democratiche».
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