La contrazione dell’economia culturale e la sparizione universale del gusto

Non molto tempo fa, attorno a me si discuteva del più noioso degli argomenti di conversazione, l’intelligenza artificiale, e qualcuno ha detto che l’unica a non doversi preoccupare di venirne rimpiazzata ero io, perché se le chiedi di scrivere un brano “alla Soncini” l’intelligenza artificiale implode.Neanche il tempo di sentirmene lusingata nella mia identità di intellettuale, di artista, e di terzino destro, e qualcun altro ha detto che il problema non era mica se l’intelligenza artificiale sapeva o no scrivere come me: era se l’editore decideva che quelli per Soncini eran soldi buttati, visto che per il pubblico andava più che bene la prosa artificiale.La conversazione m’è tornata in mente leggendo le parole «obsolescenza imprevista delle carriere che ci siamo scelti a vent’anni» nell’articolo che sarebbe sicuramente primo nella classifica “pezzi che i cinquantenni si sono più inviati tra loro nell’ultima settimana”.
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