I venti di guerra e la saggezza di Trilussa
Rita ParsiIn questi giorni, drammaticamente segnati dalla “guerra dei dazi”, mi veniva in mente una, a dir poco premonitrice, poesia di Trilussa dal titolo: “Ninna nanna della guerra”. Nella lingua del dialetto romano Trilussa scrive: “Fa’ la ninna, cocco bello finchè dura sto macello”. (Il macello ovvero il massacro era quello della prima guerra mondiale). “Fa’ la ninna che domani - ovvero dopo i disastri causati da ogni guerra - rivedremo li sovrani che se scambiano la stima buoni amichi più di prima. E riuniti tra di loro, senza l’ombra di un rimorso ce faranno un bel discorso sulla Pace e sul lavoro per quel popolo coione risparmiato dal cannone". È la consapevolezza di Trilussa (che, se vogliamo, può diventare anche, la nostra!) relativamente al fatto che “la gente si scanna per un matto che commanna” e che “quer covo d’assassini che c’insaguina la terra sa benone che la guerra - anche quella dei dazi, s’intende! - è un gran giro di quattrini che prepara le risorse per i ladri delle Borse!”.
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