Piacere Kayla Trillgore Fuori la terza parte di Tragedy of the Body
Esiste una frase attribuita a Duke Ellington che recita, suppergiù, “esistono solo due generi musicali, musica bella e musica brutta”. Il che attesta che anche un grande genio come lui potesse dire emerite cazzate. O che quella frase in effetti non l’ha mai detta, vallo a sapere. Nel caso di un’altra famosissima frase, attribuita a Frank Zappa, genio decisamente non da meno di Duke Ellington, “scrivere di musica è come ballare d’architettura”, coadiuvata dall’altro aforisma “i giornalisti musicali sono persone che non sanno scrivere che intervistano persone che non sanno parlare per persone che non sanno leggere” è noto che non sia abbia evidenza storica che di sua vera affermazione si tratta, ma è altrettanto noto che una bugia ripetuta più volte diventa realtà, quindi tant’è. Tutte queste frasi, di fatto, parlano a loro modo di critica musicale, perché i generi sono convenzioni un tempo utili ai negozianti, che così sapevano in che scaffali infilare i vinili di determinati artisti, ma nate per comodità dei critici, che così non dovevano star lì a faticare troppo per far capire al lettore di che tipo di musica stava parlando.
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