Poesia e lotta di classe fra i fornelli Il cameriere schiavo diventa scrittore
Primo Levi ne La chiave a stella (1978) scrisse una frase che suscitò qualche discussione: "L’amare il proprio lavoro (.) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra". Replicò a stretto giro di posta lo scrittore operaio Tommaso Di Ciaula (autore nel 1978 di Tuta blu), contestando a Levi una visione idealizzata e astratta del lavoro. Il contrasto Levi / Di Ciaula è un buon esempio della dialettica fra letteratura sul lavoro e letteratura working class, scritta quest’ultima da chi vive la condizione operaia e non da intellettuali prestati all’industria. Lo spettro di Levi è comparso più volte nelle tre giornate del terzo Festival di letteratura working class, chiuso ieri a Campi Bisenzio al presidio operaio alla ex Gkn. È un Festival, quello diretto da Alberto Prunetti, che porta alla luce protagonisti inaspettati: dai margini e “dagli abissi” (direbbe Jack London) della società capitalistica, emergono narrazioni che mettono in discussione i canoni letterari, le mode culturali, le pigrizie accademiche.
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