Suzuka l’arte della noia e la strategia dei papaya
C’è chi guarda a quella che gli anglofoni chiamano: “the fucking big picture” e chi invece guarda al: "qui e ora". A Suzuka si sono confrontate due diverse filosofie in un Gran Premio che ha vinto per distacco il titolo di più noioso dell’ultimo quinquennio. Il perché, della noia, è semplice. Abbiamo aspettato per giri e giri un attacco, un tentativo di ribaltare le gerarchie che si erano generate dopo le qualifiche. Si è pensato, ok la bagarre ci sarà dopo il cambio delle gomme. E invece anche dopo lo smarcamento della seconda mescola tutto è rimasto uguale. Verstappen ha preso la pole al sabato con un giro perfetto e alla domenica ne ha inanellati altri 53 al limite della perfezione. Dietro, invece, era un fiorire di porsi domande e provare a disegnare una tattica che poteva anche prevedere che Piastri, quello che sembrava averne di più, potesse meritare di passare Norris, che rimaneva in scia a Verstappen ma non riusciva mai a impensierirlo.
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Ilfoglio.it - Suzuka, l’arte della noia e la strategia dei “papaya”
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