L’Aristocrazia dell’Etica economica

di Annamaria SpinaC’è un certo tipo di silenzio che conosco bene, il silenzio degli spazi carichi di memoria, dove ogni oggetto è stato scelto con cura e si compie con misura e dove ogni parola è studiata, mai affrettata, il silenzio di chi osserva il mondo non per subirlo ma per comprenderlo. È da questo silenzio che oggi scelgo di parlare.Da anni osservo le dinamiche dell’economia internazionale, ne seguo i movimenti, ne colgo le accelerazioni, ne percepisco le debolezze. Ciò che più mi colpisce, con crescente lucidità, è l’assenza di una “dimensione nobile”, di un’ “etica Alta”, di una “forma”, di un “senso del limite” che non frena, ma eleva, in breve, “l’assenza di aristocrazia”. Non quella dei salotti decaduti o dei privilegi ereditati, ma quella che incarna la responsabilità come forma di bellezza e servizio, quella che per Platone e Aristotele era una forma di governo giusta, in cui a governare erano i più saggi, i più virtuosi, gli educati al bene comune (contrapposta all’oligarchia, al potere dei ricchi).
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