Agli Charlotte Hornets si salva solo il telecronista

È da più di un decennio che le partite degli Charlotte Hornets non offrono grandi spunti d’interesse. Da quando non si chiamano più Bobcats, cioè da undici anni, la squadra ha raggiunto i playoff una sola volta, nel 2016, quando fu eliminata al primo turno; e da allora, ha ottenuto una serie di piazzamenti tra bassi e bassissimi fondi della Eastern Conference: undicesima, decima, due volte nona e altre due decima (fuori al Play-In), fino al terzultimo posto del 2023 e al penultimo del 2024, da cui non ci si allontanerà nella stagione corrente.Eppure, facendo zapping su NBA League Pass può capitare di fermarsi per qualche possesso su una partita degli Hornets, e restare sintonizzati fino alla fine. Non sapendo bene perché, senza quasi rendercene conto. D’accordo, LaMelo Ball è sempre divertente da vedere (infortuni permettendo), e c’è chi può appassionarsi al suo processo di crescita, a quello di Brandon Miller e del giovane nucleo allenato da Charles Lee; ma al di là di tutto questo, che evidentemente non basta per farci preferire con regolarità una partita di Charlotte a qualsiasi altra, da cosa siamo calamitati? Se siete tifosi della franchigia (una rarità dalle nostre parti) o irriducibili “League Pass watchers” (eroi contemporanei che sfidano il fuso orario per una dose giornaliera di NBA), sapete già la risposta: la voce di Eric Collins.
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