Almeno nelle canzoni l’Odessa favolosa non si bombarda

Sto arrivando a Odessa, per Pasqua. In Ucraina le feste comandate prendono un senso. Non si vola a Odessa, né altrove: si vola a Chisinau, poi per strada. C’è una canzone di Vysotsky, si intitola Mosca-Odessa. Conoscete Vysockij, spero, Vladimir Semënovic? Vysockij. Il cantautore, il poeta, l’attore, il ragazzo di Marina Vlady. Mezzo ebreo, tutto dissidente, arrabbiato, alcolista, tossico, premio Tenco postumo, l’unico. Nel 1980 morì, a Mosca dov’era nato 42 anni prima, la notizia fu taciuta, al suo funerale erano centinaia di migliaia. Dice, più o meno, la canzone: “Ogni volta che prendo il volo Mosca-Odessa, di nuovo non lo lasciano decollare. Ma ecco che arriva l’hostess, tutta in blu come una principessa. Affidabile, come l’intera flotta aerea civile. Sopra Murmansk – né cumuli né nuvole cariche di pioggia.
Almeno nelle canzoni l’Odessa favolosa non si bombarda

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