Cloud la recensione la fine del mondo tra reale e digitale

Di film come Cloud ne servirebbero tre, quattro, cinque al mese. Perché, da qualunque parte li si guardi, sembra che abbiano qualcosa da dire. Magari non sempre a fuoco, ma di sicuro stimolante. E se oggi Kiyoshi Kurosawa viene insignito di un gran numero di superlativi (incontestabili) è anche, e forse soprattutto, grazie a opere come questa – non soltanto in virtù di vette insuperate come Cure e Kairo.Cloud è la ciliegina sulla torta di un 2024 impressionante per il regista, iniziato con il sublime Chime e proseguito, prima del film in questione, con il curioso esperimento-remake di Serpent’s Path. Una filmografia che continua coerente nella lucida disamina di un mondo alle porte dell’immanente e inevitabile oblio. Di una fine già iniziata senza che molti se ne siano accorti. Molti tranne Ryosuke Yoshii, reseller di qualsiasi tipo di oggetto, borse o action figure che siano, la cui incolumità verrà messa a repentaglio dalla vendetta di chi è stato frodato attraverso la vendita online.
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