L’accompagnatore e Bad lands due romanzi americani alla riscoperta del mito della frontiera

“Tra le donne, la signora Belknap, la cara Theoline, era la più palesemente alienata. Il suo riposo notturno era irregolare, e da sveglia spesso balbettava piano in una lingua che capiva soltanto lei, gettava sguardi a caso. Mangiava come un uccellino. Non capiva nulla di ciò che le veniva detto. Mary Bee sviluppò gradualmente una teoria: Theoline doveva rimanere demente, perché se la sua mente si fosse schiarita, e fosse subentrato il senso di colpa, si sarebbe uccisa.”L’accompagnatore, di Glendon Swarthout (traduzione di Gianluca Testani; Jimenez Edizioni), è un denso e bellissimo romanzo western atipico, brutale e allergico al buonismo, che racconta il mito, e la violenza, della frontiera dal punto di vista, quasi mai affrontato in questo filone letterario, delle donne. Siamo nel 1850 e Mary Bee Cuddy, ex insegnante, zitella, all’apparenza incrollabile, dopo il rifiuto degli uomini della comunità, si incarica di portare a termine una missione disperata: accompagnare quattro donne, traumatizzate e devastate mentalmente dalla dura vita del West, a Hebron, nell’Iowa, dove sono attese da un comitato di aiuto guidato da Altha Carter.
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