Dopo la fame pure la sete crimini indicibili a Gaza

Non è una metafora, non è una suggestione poetica. È un fatto. L’acqua è finita. E dove l’acqua finisce, finisce tutto il resto. Non c’è battaglia che giustifichi la sete, non c’è ostaggio che valga un bicchiere negato. Eppure Gaza muore lentamente, mentre il mondo distratto misura la tragedia a colpi di breaking news.A Shajaiya, sobborgo orientale di Gaza city, l’acquedotto che forniva il 70% dell’acqua potabile è stato distrutto dai bombardamenti israeliani. Le autocisterne non arrivano, i valichi restano chiusi, le taniche restano vuote. Chi non ha forza per resistere beve acqua contaminata. Muore di dissenteria. Muore senza un colpo di arma da fuoco. La sete è diventata una condanna a morte silenziosa.Un milione e ottocentomila persone — oltre la metà sono bambini — vivono con 3-5 litri d’acqua al giorno.
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