La censura trumpiana funziona perché sembra una forma di ribellione
Tra le retoriche più odiose del trumpismo c’è quella sul free speech. Nell’ultimo decennio, Donald Trump e i suoi fedelissimi (così come i loro emuli europei) si sono posti come i campioni della libertà di pensiero, gli alfieri unici della ribellione alla censura. Tutto inizia nel 2016, sulla scia delle culture wars che hanno caratterizzato quella fatidica campagna presidenziale, e culmina nel periodo della pandemia, quando il progressismo esasperato della sinistra universitaria americana inizia a mettere all’indice romanzi, tenta di impartire le proprie logiche di bolla sul linguaggio comune e si rende protagonista di azioni tanto eclatanti quanto ridicole (la lotta alle statue). Poi Trump torna alla Casa Bianca, e il campione del libertarismo spicciolo – su carta, antagonista del famigerato woke – inizia a censurare i libri reputati sovversivi, impone il linguaggio Maga nei documenti ufficiali e dà il via a una serie di atti teatrali per annunciare la liberazione dal politicamente corretto (l’abbattimento del murale Black Lives Matter a Washington D.
Leggi su Linkiesta.it

Linkiesta.it - La censura trumpiana funziona perché sembra una forma di ribellione
Potrebbe interessarti anche:
- Il significato dei nuovi tatuaggi di Fedez
- Jannik Sinner può fare il Grande Slam. La sicurezza di Riccardo Piatti: “In mano una carta importante”
- Il Parco Archeologico di Ercolano aperto al pubblico a Pasqua e Pasquetta
- La fanciulla del West di Giacomo Puccini al Teatro San Carlo
- All’Hotel Caruso di Ravello presentato il progetto legato alla Dieta Mediterranea
Ne parlano su altre fonti
- Sorveglianza digitale | La censura trumpiana funziona perché sembra una forma di ribellione - Linkiesta.it
- Meta si adegua all’era Trump: passo indietro su moderazione contenuti. Cosa cambia per gli utenti - Il Sole 24 ORE
- Harry e Meghan disperati perché Meta toglie la censura. E avanzano pretese pure con Zuckerberg - Secolo d'Italia
Video censura trumpiana