Consigli per aspiranti biografi

Uno dei titoli meglio tradotti nell’intera storia della letteratura credo sia Jour de souffrance di Catherine Millet, che Mondadori aveva reso con Gelosia (217 pp., solo remainder a circa 10 euro€). Il titolo originale non ha il solo senso letterale di “giorno di sofferenza”: il “jour de souffrance”, nel codice napoleonico, era la “luce di tolleranza”, quella finestra opaca che un proprietario ha il diritto di aprire in un muro condiviso. Qualcosa che illumina, ma non consente di vedere: non trovo miglior metafora dei rapporti amorosi e della periclitante fiducia su cui si reggono. “Gelosia” ne è dunque il corrispettivo ideale, poiché non denota solo il sentimento degli egoisti, ma anche il serramento che oscura la vista di chi si affaccia. Solo ora però mi accorgo di come fosse cambiato anche il genere letterario indicato dal sottotitolo; là dove Flammarion aveva specificato “récit”, che sa di resoconto e rapporto burocratico, Mondadori aveva scelto di trasformare in “romanzo” l’acuto scandaglio introspettivo e teorico dell’autrice su limiti ed estensione della libertà sessuale.
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